Il ruolo dei Borghi GeniusLoci De.Co. nel percorso UNESCO della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale
1. Introduzione
2. La cucina italiana nella prospettiva UNESCO
Il riconoscimento della cucina italiana da parte dell’UNESCO si basa su un approccio olistico, secondo il quale la cultura del cibo non coincide con un repertorio gastronomico, ma con un sistema articolato di valori, gesti, rituali, pratiche sociali e relazioni intergenerazionali. La cucina diviene così un fatto comunitario, un dispositivo di coesione sociale e un linguaggio identitario che attraversa l’intero Paese nelle sue molteplici declinazioni regionali e locali.
L’UNESCO ha evidenziato cinque assi principali:
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Condivisione e convivialità, come forme di costruzione della vita sociale.
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Ritualità e trasmissione intergenerazionale, nei quali le famiglie e le comunità svolgono un ruolo centrale.
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Sostenibilità e rispetto della biodiversità agricola e gastronomica.
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Valorizzazione del rapporto tra uomo e paesaggio rurale.
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Riconoscimento della cucina come espressione di identità culturale.
Questi assi rimandano direttamente alla vita dei borghi italiani, dove la cultura materiale e immateriale del cibo è ancora parte integrante delle pratiche quotidiane.
3. I Borghi GeniusLoci De.Co.: identità territoriale e patrimonio vivente
La Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. si colloca come uno dei contesti più significativi per comprendere la relazione fra cibo, territorio e comunità. Il concetto di Genius Loci richiama l’“anima dei luoghi”, ovvero quell’insieme di elementi materiali e simbolici che definiscono l’identità culturale di un territorio: paesaggi, saperi, linguaggi, artigianato, usanze e, naturalmente, tradizioni alimentari.
I borghi De.Co. sono quindi microcosmi identitari, luoghi dove la cultura del cibo mantiene ancora una dimensione comunitaria, ciclica e rituale: sagre di lunga tradizione, pratiche agricole condivise, metodi tradizionali di trasformazione alimentare, feste stagionali, sistemi di scambio non mercificati.
4. Continuità storica e trasmissione dei saperi
Uno dei criteri fondamentali per il riconoscimento UNESCO è la continuità storica del patrimonio immateriale. Nei borghi De.Co., tale continuità si manifesta nella sopravvivenza di:
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gesti tecnici tramandati oralmente (impasti, conserve, cotture tradizionali);
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ritualità agricole legate alle stagioni (vendemmie collettive, trebbiature, raccolti cerimoniali);
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spazi simbolici della comunità (forni comuni, frantoi storici, corti rurali);
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ricette intergenerazionali custodite all’interno di famiglie e confraternite.
5. Patrimonio alimentare e biodiversità: un ponte con la Dieta Mediterranea
La Dieta Mediterranea, a sua volta patrimonio UNESCO, costituisce uno dei riferimenti concettuali più importanti per comprendere la relazione tra paesaggio, cibo e cultura. I borghi De.Co., siti prevalentemente in aree rurali, interne e marginali, contribuiscono alla salvaguardia della biodiversità attraverso:
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coltivazioni tradizionali non intensive,
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uso di sementi autoctone,
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tutela di razze animali locali,
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tecniche agroecologiche legate alla sostenibilità ambientale,
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mantenimento di paesaggi agrari storici.
Questa dimensione si integra perfettamente con l’approccio UNESCO, che riconosce nel patrimonio alimentare una forma di ecologia culturale, dove le pratiche culinarie sono inseparabili dal contesto ambientale e dal ciclo naturale.
6. Partecipazione comunitaria e salvaguardia dal basso
L’UNESCO richiede che ogni elemento candidato sia vivo, partecipato, condiviso dalle comunità. I borghi De.Co. rappresentano un modello esemplare di salvaguardia partecipativa:
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le comunità locali contribuiscono alla definizione dei patrimoni da tutelare;
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gli atti De.Co. sono espressione di una volontà collettiva;
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i cittadini diventano custodi attivi del proprio patrimonio culturale;
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le associazioni locali svolgono funzioni educative e di trasmissione.
Questo modello “dal basso” (bottom-up) è perfettamente coerente con l’impianto della Convenzione UNESCO del 2003 sul patrimonio immateriale.
7. Narrazione identitaria e dimensione culturale del cibo
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storie di comunità,
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rituali locali,
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ricette simboliche,
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feste e processioni legate alla ciclicità del cibo,
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rappresentazioni del lavoro agricolo,
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forme di ospitalità rurale autentica.
La rete dei borghi fornisce quindi un repertorio narrativo e antropologico indispensabile per dimostrare all’UNESCO che la cucina italiana è un patrimonio diffuso, partecipato e quotidiano, non circoscritto alle città o alle cucine professionali.
8. La Rete Nazionale come infrastruttura culturale e istituzionale
La Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. può assumere un ruolo strategico nel “dopo-riconoscimento”, come:
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osservatorio delle pratiche alimentari locali,
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laboratorio di ricerca antropologica e storica,
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archivio digitale dei saperi,
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strumento di promozione culturale e turistica sostenibile,
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spazio di educazione alimentare e sensibilizzazione delle nuove generazioni.
La rete può inoltre collaborare con scuole, università, enti di ricerca, istituzioni regionali e nazionali, contribuendo alla costruzione di una governance culturale coerente con i principi UNESCO.
9. Conclusioni
La cucina italiana, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale, è un sistema complesso che intreccia valori sociali, relazioni comunitarie, saperi tradizionali e sostenibilità.All’interno di questo sistema, i Borghi GeniusLoci De.Co. assumono una funzione decisiva: essi rappresentano la dimensione più autentica, viva e territoriale del patrimonio alimentare italiano.La loro capacità di custodire saperi, preservare la biodiversità, valorizzare le tradizioni e coinvolgere attivamente le comunità li rende attori imprescindibili del paesaggio culturale italiano contemporaneo.In questo senso, i borghi De.Co. non sono semplici luoghi geografici, ma spazi culturali, nodi identitari e custodi viventi del patrimonio immateriale che l’UNESCO intende salvaguardare.La loro valorizzazione non solo sostiene il riconoscimento già ottenuto dalla cucina italiana, ma contribuisce a renderlo efficace, partecipato e duraturo, trasformando il patrimonio in una risorsa condivisa per le generazioni future.
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