mercoledì 6 agosto 2025

Concetta Marino, insignita del riconoscimento di Custode dell'Identità Territoriale

  Alla serata conclusiva del XX Festival del Gattopardo, con la cerimonia di svelatura della targa, la  consegna della bandiera della Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci DeCo, Concetta Marino è stata insignita del prestigioso  riconoscimento di Custode dell'Identità Territoriale  

 

I “Custodi dell’Identità Territoriale” nei Borghi GeniusLoci De.Co. sono coloro che con dedizione promuovono, valorizzano e tramandano le caratteristiche uniche del luogo: le tradizioni, i prodotti identitari, i saperi locali e le storie specifiche della comunità, Concetta Marino è sicuramente una delle massime espressioni di questo modus operandi, ha affermato Nino Sutera Coordinatore  Nazionale dei Borghi GeniusLoci DeCo

 

 









 Concetta Marino   dal  convento di Palma di Montechiaro  a  Custode dell’Identità Territoriale dei Borghi GeniusLoci DeCo, sembra una storia tratta dal libro "Cuore"



          Il principe di Salina condivideva con il Re di Napoli il diritto di entrare nel convento. E li si riforniva dei dolci che potevano essere venduti dalla suore solo attraverso la ruota degli esposti per non avere contatti con l’esterno. L’eredità raccolta da Concetta Marino.  

Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel suo celeberrimo romanzo de Il Gattopardo ne parla così: «Il monastero di Santo Spirito era soggetto ad una rigida regola di clausura e l’ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto con il Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero. (…) gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie».

A far gola al severissimo principe erano i Biscotti ricci che le monache benedettine del Convento del SS Rosario di Palma di Montechiaro, un paesino della provincia di Agrigento in Sicilia, preparavano nel segreto delle loro cucine e che vendevano al pubblico solo attraverso la ruota degli esposti, quella destinata ad accogliere anonimamente i bambini non desiderati dai genitori, ricevendo gli ordini da dietro una grata. Funzionava così: chi voleva acquistare questi squisiti biscotti, suonava una campanella esterna, da dietro la grata rispondeva poco dopo una suora che accoglieva l’ordine. Ancora una breve attesa e i biscotti, confezionati con cura in vassoi, venivano consegnati attraverso la rota.

Dolci saporitissimi e di antica data dal momento che la produzione di questi mandorlati, risale alla metà del XVII secolo, quando le suore del monastero inventarono questa ricetta per celebrare la visita del Duca Santo Giulio Tomasi di Lampedusa, antenato dell’autore del celebre romanzo. Il monastero, soggetto a severi vincoli di clausura che proibivano l’accesso agli uomini, faceva un’eccezione per il Principe, un privilegio che, come narra il romanzo, era motivo di orgoglio per lui. Durante le sue visite, le suore gli preparavano dei biscotti mandorlati, seguendo una tradizione locale.

A Palma di Montechiaro diverse pasticcerie oggi vendono i Ricci del Gattopardo, ma solo una donna custodisce il segreto della ricetta autentica delle suore di clausura. Il suo nome è Concetta Marino  

Sesta di una famiglia numerosa di 12 figli, a 8 anni e mezzo, era stata mandata dai genitori nel convento delle Benedettine, insieme a due delle sue sorelle più piccole. Ovviamente la vita era molto rigorosa dietro quelle mura imperscrutabili: “Non potevamo fare niente, né uscire, né circolare per il convento, nemmeno affacciarci alla finestra”, spiega. È rimasta lì fino alla terza media. Una suora, Suor Maria Giannina, la prese in simpatia e la portò nel laboratorio di pasticceria all’interno del convento. La piccola Concetta rimase subito affascinata da quel mondo di profumi e sapori. E quando dovette abbandonare il Convento iniziò a frequentare corsi di pasticceria professionale. E, oggi, Concetta è l’unica erede dei segreti dei dolci conventuali di Palma di Montechiaro che vende nella sua pasticceria.


 


Lillo deFraia e Concetta Marino
Custodi dell'Identità Territoriale
dei Borghi GeniusLoci DeCo

Nel profondo della mia anima, sento un brivido di gioia e un senso di profonda emozione. Dopo anni passati a ricercare i segreti dei dolci delle suore Benedettine di Caltanissetta, a far rivivere la storia dei biscotti, delle crocette e delle spine sante, ora mi trovo davanti a un nuovo capitolo: quello delle Benedettine di Palma di Montechiaro

Le mani sono diverse, ma la sapienza è la stessa. L'emozione è la stessa. Entrare nel loro mondo, scoprire le loro ricette gelosamente custodite, è come ripercorrere un sentiero già battuto, ma con una nuova luce. È una sensazione di scoperta e riscoperta al tempo stesso. Ogni dolce che studio, ogni ricetta che decifro, è un ponte tra passato e presente.

Oggi, con il "trionfo di gola del gattopardo", sento il culmine di questa ricerca. Non è solo un dolce, ma una testimonianza di una tradizione che rischiava di svanire. Presentarlo al mondo è come dare nuova vita a un'opera d'arte dimenticata, rendendo omaggio alla maestria e alla devozione di quelle suore. È una gioia indescrivibile, un'emozione che mi connette a queste donne, alla loro storia e alla loro passione per la pasticceria, un'arte che ho il privilegio di far rivivere.

Il "Trionfo di gola", con le sue diverse preparazioni in un unico dolce e la sua incredibile ricchezza di sapori e ingredienti, riflette perfettamente questa tradizione. Rappresenta la fusione tra l'arte culinaria monacale e l'esagerazione barocca tipica dell'aristocrazia siciliana del tempo (Gattopardo), che amava sfoggiare il lusso anche a tavola. È un simbolo della decadenza e della magnificenza di un'epoca che stava per finire











 

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