Nella riforma della Pac si inizia a discutere di “prezzo consigliato” e di “prezzo minimo” ma non il "prezzo sorgente"
Luigi Veronelli, ha rappresentato e rappresenta il rinascimento dell’ElaioEnoGastronomia italiana in tutte le sue espressioni, ha aperto una strada, inventato un genere, vissuto e tracciato la via per l’affermazione dei territori e dei loro prodotti identitari, una lezione di dedizione, onestà intellettuale e sana partigianeria che fa di lui l’antesignano della sovranità alimentare. Ha lottato contro i poteri forti a difesa dei piccoli produttori, a garanzia dei consumatori consapevoli, tra le sue battaglie: “con la trasparenza del prezzo sorgente, il consumatore verrebbe messo in grado di valutare il tipo di ricarico applicato dal rivenditore, e da questo la sua onestà”.
il “prezzo consigliato” e di “prezzo minimo”
Mentre l’agricoltura europea attende con qualche apprensione che la Commissione Ue si pronunci in maniera ufficiale sul prossimo bilancio comunitario, sperando che voci specifiche ed importantissime di bilancio come la Pac (Politica Agricola Comunitaria) non confluiscano in un fondo unico che cambierebbe di molto le carte in tavola, c’è chi vorrebbe introdurre nella riforma della Pac anche la possibilità di introdurre un “prezzo consigliato” per i vini a denominazione di origine, se non un vero e proprio “prezzo minimo”, apprende WineNews da fonti di Bruxelles. Un percorso che è solo agli inizi, ma di cui si comincia a discutere, in ogni caso, con la proposta che arriverebbe, in particolare dall’interprofessione francese, che su alcune denominazioni o fasce di prezzo, come i vini entry level di Bordeaux, sta vivendo una fase di crisi profondissima, tra piani di espianto, proteste anche violente per i vini a basso prezzo importati dalla Spagna e rivenduti dalla Gdo a prezzi non remunerativi per i viticoltori, e così via.
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