sabato 25 ottobre 2025

L'Istituto "Calogero Amato Vetrano" premiato da Coldiretti Sicilia

 

 Per l'eccellenza nella formazione Tecnico professionale nel settore Agrario

Un importante riconoscimento per l'Istituto Tecnico Agrario "Calogero Amato Vetrano" di Sciacca, premiato ieri a Palermo durante una manifestazione organizzata da Coldiretti Sicilia.

 

La scuola saccense si è distinta nella categoria "Coltiviamo insieme", ricevendo il premio “Oscar green” dalle mani di Romano Magrini, responsabile del personale di Coldiretti Sicilia. Il riconoscimento celebra l'eccellenza di un percorso formativo che coniuga tradizione agricola e innovazione didattica, ponendo al centro la sostenibilità e la valorizzazione del territorio con la produzione di prodotti  agricoli salutari nel rispetto del consumatore.

La cerimonia ha riservato un momento di particolare intensità emotiva quando il Direttore Generale di Coldiretti Sicilia, Calogero Fasulo, ha accolto con evidente piacere ed entusiasmo la delegazione della scuola. Un saluto che andava ben oltre la formalità istituzionale: Fasulo stesso è stato alunno dell'Istituto "Calogero Amato Vetrano", e il suo percorso professionale rappresenta la testimonianza vivente di come questa scuola sappia formare giovani capaci di raggiungere posizioni di prestigio nel settore agricolo.

"Tornare qui, in veste di Direttore Generale, per premiare la mia scuola è per me motivo di grande orgoglio," ha dichiarato Fasulo con evidente commozione. "Questo istituto mi ha dato le basi per costruire la mia carriera, e vedere che continua a formare giovani con la stessa passione e competenza mi riempie il cuore."

"Questo traguardo premia l'impegno quotidiano di docenti e studenti che credono nella forza della formazione agraria come strumento di crescita per l'intera comunità," sottolinea la dirigente scolastica Nellina Librici. "L'incontro con il Direttore Fasulo ci ha ricordato che i semi piantati in questa scuola continuano a dare frutti straordinari nel tempo."


A rappresentare la scuola alla cerimonia di premiazione erano presenti i docenti Maria Venezia e Benedetto Liotta, insieme al collaboratore Giuseppe Ciaccio e alla studentessa Giuliana Gulli e allo studente Gabriele Zito, che hanno accolto il riconoscimento con orgoglio ed emozione, consapevoli di portare avanti una tradizione di eccellenza testimoniata dallo stesso Direttore Generale.

Un riconoscimento che guarda al futuro

Il premio "Coltiviamo insieme" sottolinea l'importanza della collaborazione tra istituzioni scolastiche e organizzazioni del settore primario. Coldiretti Sicilia ha voluto premiare un modello educativo che forma giovani competenti e consapevoli, capaci di affrontare le sfide dell'agricoltura moderna con competenza tecnica e sensibilità ambientale.

L'Istituto "Calogero Amato Vetrano" ringrazia Coldiretti Sicilia per aver riconosciuto il valore di un percorso che unisce conoscenza teorica, esperienza pratica e rispetto per la tradizione agricola siciliana.

 


Questo premio rappresenta un motivo di orgoglio per l'intera comunità scolastica e per Sciacca, confermando il ruolo centrale dell'istruzione tecnica agraria nella formazione delle nuove generazioni e nello sviluppo sostenibile del territorio. La presenza del Direttore Fasulo, ex alunno divenuto protagonista del settore, dimostra concretamente che l'eccellenza formativa dell'istituto continua a produrre professionisti di valore, capaci di guidare il futuro dell'agricoltura siciliana.




 

giovedì 23 ottobre 2025

OnFood Atlas e i Borghi GeniusLoci DeCo

 


 – Il cibo come mappa dell’identità territoriale

Nel novembre del 2024 prende avvio OnFood Atlas, un progetto che ambisce a costruire un modello replicabile di Atlanti del Cibo locali, strumenti dinamici di conoscenza e valorizzazione del patrimonio alimentare e territoriale italiano. L’idea nasce dall’esigenza di leggere e rappresentare il sistema alimentare non solo nei suoi aspetti produttivi ed economici, ma soprattutto nei suoi valori culturali, identitari e sociali, là dove il cibo diventa racconto, memoria e appartenenza.



L’Atlante non è un semplice repertorio di prodotti, ma una mappa narrativa e interpretativa che rende visibili i percorsi attraverso i quali il cibo viene prodotto, distribuito e consumato, restituendo voce ai territori e ai loro protagonisti: agricoltori, artigiani, comunità, donne e uomini che custodiscono la conoscenza del luogo e la trasmettono come un’eredità viva.

In questa prospettiva, OnFood Atlas si intreccia naturalmente con il percorso dei Borghi GeniusLoci De.Co., promosso come laboratorio permanente di ricerca e valorizzazione delle identità territoriali. Entrambi i progetti condividono una visione: quella di un’Italia che riconosce nel cibo il proprio linguaggio originario, una forma di cultura diffusa che definisce il rapporto tra uomo, ambiente e comunità.

I Borghi GeniusLoci De.Co. rappresentano, infatti, un modello di governance culturale e territoriale che mette al centro il concetto di Genius Loci, l’anima dei luoghi, e la Denominazione Comunale (De.Co.) come strumento di riconoscimento civico delle eccellenze locali. Ogni borgo racconta una storia, ogni prodotto custodisce un sapere, ogni gesto ripete un rito che ha attraversato i secoli.

Attraverso il progetto OnFood Atlas, questa visione trova una dimensione più ampia e sistemica: la narrazione identitaria del cibo diventa un atlante condiviso, una rete di saperi che connette territori e comunità, costruendo un archivio diffuso della memoria alimentare italiana. I Borghi De.Co. si pongono così come nodi narrativi di un grande mosaico, in cui le esperienze locali dialogano tra loro, generando nuove forme di economia della conoscenza, turismo consapevole e sviluppo sostenibile.

L’Atlante, dunque, diventa anche uno strumento di educazione al territorio, capace di orientare le politiche alimentari, sostenere le filiere corte, e promuovere la responsabilità collettiva verso l’ambiente e la cultura del cibo. Ogni voce, ogni mappa, ogni racconto contribuisce a disegnare la geografia dell’identità italiana, dove l’eccellenza non è mai solo qualità, ma coscienza di luogo.

In questo incontro tra OnFood Atlas e Borghi GeniusLoci De.Co. si riconosce la nascita di un nuovo umanesimo del cibo, in cui il gusto diventa linguaggio della memoria e il territorio, con i suoi custodi e ambasciatori dell’identità, si fa protagonista di un racconto collettivo che unisce tradizione e futuro.






La cicerchia di Aidone: il legume che racconta la memoria dei luoghi




C’è un filo sottile, ma tenace, che lega la storia dei legumi siciliani al respiro antico della terra di Morgantina. Su quelle colline, tra le pietre che raccontano di una Sicilia greca e contadina, la cicerchia di Aidone torna oggi a essere simbolo di rinascita culturale e agricola. Un seme umile, ma portatore di una memoria che affonda nei secoli, custode silenzioso dell’identità rurale della Sicilia interna.

Proprio ad Aidone, nelle scorse settimane, si è svolta un’audizione pubblica dedicata alla valorizzazione della cicerchia, alla presenza di amministratori, studiosi, produttori, rappresentanti del mondo agricolo e del percorso dei Borghi GeniusLoci De.Co.. Un incontro che ha rappresentato non soltanto un momento di approfondimento tecnico e scientifico, ma soprattutto un atto di riconoscimento collettivo: la volontà di restituire dignità e futuro a una coltura che appartiene al DNA agricolo e culturale del territorio.



La cicerchia di Aidone è una popolazione locale di leguminosa minore tuttora coltivata nella provincia di Enna, in particolare nei comuni di Aidone e Nicosia. La riscoperta di questa coltura risponde al bisogno crescente, da parte dei consumatori e delle comunità, di ritornare ai sapori autentici e alle produzioni tradizionali che il mercato globale aveva relegato ai margini, a causa della modernizzazione agricola e della perdita di biodiversità.



Un legume antico come la memoria di Morgantina

La presenza della cicerchia in Sicilia è documentata da secoli. Le testimonianze risalgono al IV secolo nella città siculo-ellenica di Morgantina, e una delibera municipale del 1853 ne attestava il valore economico attraverso la “meta dei circionoli” — con ogni probabilità un riferimento diretto alla cicerchia. Conosciuta in dialetto come Ciciruòcculu, Rumanedda o Ianga ’e vecchia (“molare di anziana”, per la forma dei semi), la cicerchia ha accompagnato la vita quotidiana delle famiglie siciliane per generazioni, entrando a pieno titolo nella cultura gastronomica popolare.

Le principali aree di coltivazione si trovano nell’altopiano ibleo, nel territorio di Licodia Eubea (CT), e nell’area interna dell’Ennese, con epicentro nei comuni di Aidone e Nicosia. In queste terre di colline e grano, la cicerchia ha trovato il suo habitat ideale, diventando parte di un paesaggio agricolo di memoria, dove la coltivazione non è solo attività economica, ma gesto identitario.



Un patrimonio genetico e nutrizionale da custodire

Le attività di caratterizzazione genetica e agronomica condotte dal CREA-CI di Acireale hanno confermato le straordinarie qualità di questa leguminosa: un elevato contenuto proteico (27-28%), un ottimo apporto di fibre solubili e insolubili (5-7%), ricchezza di minerali, vitamine e polifenoli, con un bassissimo contenuto di grassi e zuccheri. Queste caratteristiche rendono la cicerchia un alimento funzionale di grande valore nutrizionale, capace di soddisfare le esigenze del consumatore moderno attento alla salute e alla sostenibilità.

Il CREA ha inoltre sviluppato innovativi prodotti derivati, come il pane fortificato con farina di cicerchia (10%), ad alto contenuto di fibre, accanto a un repertorio gastronomico che spazia dalle crespelle alle frittelle, dalle crostate ai biscotti, fino ai budini e alle torte salate: una varietà di preparazioni che testimonia la versatilità di un ingrediente capace di coniugare tradizione e creatività contemporanea.

Un valore economico, ambientale e culturale

La rinascita della cicerchia di Aidone non è solo un fatto agricolo, ma una questione di identità e di visione territoriale. Dal punto di vista economico, il prodotto rappresenta una nicchia di qualità in grado di generare valore per i produttori locali. Dal punto di vista ambientale, la coltura della cicerchia è “miglioratrice”: arricchisce il terreno di azoto, favorisce la rotazione e la fertilità, contribuendo alla sostenibilità degli ecosistemi agricoli.

Ma il significato più profondo di questa rinascita va oltre i dati e gli indici produttivi. La cicerchia è oggi un simbolo di resilienza culturale, una delle “colture identitarie” che i Borghi GeniusLoci De.Co. intendono tutelare e promuovere come elementi costitutivi del patrimonio territoriale. Aidone, con il suo legume e con la partecipazione attiva della comunità, si inserisce pienamente nel percorso nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., che riconosce nei prodotti, nelle pratiche e nei saperi locali le fondamenta di una nuova economia della memoria.

Un futuro radicato nella terra

L’audizione pubblica di Aidone ha dunque rappresentato un momento di svolta: non un semplice incontro tecnico, ma un laboratorio di comunità dove il sapere scientifico, l’esperienza contadina e la visione culturale dei Borghi De.Co. si sono incontrati per costruire un progetto condiviso di valorizzazione.

La cicerchia di Aidone diventa così emblema di un nuovo modo di intendere lo sviluppo locale, in cui agricoltura, cultura e identità si intrecciano. È il seme di un futuro che germoglia dalla tradizione, un esempio virtuoso di come il cibo possa tornare a essere strumento di coesione, consapevolezza e racconto del territorio.

Come ha sottolineato più volte il Dott. Nino Sutera, ideologo dei Borghi GeniusLoci De.Co., “la vera ricchezza di un luogo non sta solo nei suoi prodotti, ma nella storia che essi sanno raccontare”.
E la cicerchia di Aidone — legume antico e moderno, umile e prezioso — quella storia la racconta ancora oggi, con la voce autentica della terra.




Cece rosso di Cianciana, l'esaltazione del GeniusLoci

 











 Con l’audizione pubblica “Cianciana Borgo GeniusLoci De.Co.”, promossa nell’ambito del percorso della Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co., un'iniziativa finalizzata alla valorizzazione delle eccellenze territoriali e delle tradizioni locali attraverso la Denominazione Comunale (De.Co.).

Durante l’evento, è stato conferito al Sindaco di Cianciana il prestigioso riconoscimento di “Custode dell’Identità Territoriale”  
 


 

A seguire   la consegna della bandiera della Rete Nazionale dei Borghi DeCo e la sottoscrizione del Memorandum  del Borgo,   la costituzione della Comunità del Genius Loci DeCo

 

L'iniziativa ha registrato la partecipazione di importanti esponenti del mondo istituzionale, agricolo e culturale,con interventi focalizzati al racconto dell'identità territoriale tra cui:

·         Francesco Martorana, Sindaco

·         Paolo Manzullo, Assessore all’Agricoltura

·         Pino D’Angelo, Presidente del Movimento “Terra è Vita”

·         Baldassare Riggio, Ingegnere

·         Giuseppe Bosciglio, Perito Agrario

·         Francesca Cerami, Presidente di IDIMED

·         Nino Sutera, coordinatore della Rete Nazionale Borghi GeniusLoci De.Co.

A condurre l’evento con professionalità e sensibilità è stata la giornalista Rosy Abruzzo.

Il significato del GeniusLoci e della De.Co.

Nel corso dell’incontro, Nino Sutera ha illustrato la filosofia del percorso “Borghi GeniusLoci De.Co.”, pensato per contrastare la crescente omologazione imposta dalla globalizzazione.
“Il Genius Loci rappresenta l’essenza di un territorio: immagini, sapori, profumi, ma anche il sapere e il fare della sua comunità. Raccontare i territori attraverso i loro prodotti identitari significa proteggerli e valorizzarli” – ha spiegato Nino Sutera.

Il modello De.Co., ideato da Luigi Veronelli, grande gastronomo e promotore delle culture locali, si fonda su cinque principi fondamentali: Territorio, Tradizioni, Tipicità, Tracciabilità e Trasparenza, e si sviluppa in dodici tappe, tra cui le audizione pubblica.

L’applicazione concreta di questo percorso è un esempio di come le tradizioni locali possano trasformarsi in strumenti di sviluppo economico, culturale e turistico, capaci di generare nuove economie sostenibili legate all'identità.

Una comunità protagonista

La Sagra del Raccolto ha così ribadito l’impegno della comunità di Cianciana nella salvaguardia delle sue radici e nella promozione delle sue eccellenze. Un momento di festa, ma anche di riflessione e strategia, che ha messo in luce il valore del patrimonio immateriale e del cibo come veicolo di cultura, attraverso l'unicità degli elementi identitari, in primis il cece rosso di cianciana, ma anche l'ulivo pidicunnara  

 

 Il Cece rosso di Cianciana, dopo anni di ricerche e studi è tornato ad avere uno spazio nella platea della biodiversità siciliana. Si tratta di un genotipo locale, che si distingue da quello comune per alcune caratteristiche morfologiche ed organolettiche particolari.

Questo legume è coltivato secondo memoria e traccia storica nel territorio di Cianciana dagli inizi del 1900, quando era coltivato nei piccoli orti familiari in cui le famiglie coltivatrici, oltre alla coltivazione, si scambiavano e auto consumavano la granella.

Il cece rosso di Cianciana è una popolazione antica, è un legume di particolare riferimento storico e culturale, in cui il seme stesso raccolta la storia di un territorio. Si tratta di una popolazione e non di una varietà/cultivar; infatti, negli appezzamenti si assiste a variabilità morfo-fisiologica. Nel tempo non si è mai pensato ad una selezione massale, forse è per questo che ad oggi la popolazione risulta in equilibrio.

La coltivazione non ha mai interessato i grandi appezzamenti ma una coltivazione di nicchia. Viene seminato in postarelle (a fussuni) o a fila (a surcu chinu). È sensibile alla spaccatura infatti tutte le operazioni colturali come semina-raccolta vengono effettuate a mano o con l’ausilio di attrezzatura varia. Forse è questo il reale motivo che ne tempo si è rischiato l’estinzione.

La particolarità di questo legume è contenuta nella granella. Oltre al contenuto proteico che è superiore al 20%, presenta un alto contenuto di antocianina, antiossidante per eccellenza. I piatti tipici che è possibile preparare sono la zuppa e la frascatula (polenta). La zuppa trovava vari usi, come piatto a fine giornata ricco buono. La frascatula servita a colazione o per cena, definita da tempo come il gusto che non annoia mai, perché anticamente venivano utilizzate le essenze del periodo (calendario di raccolta) come il finocchietto selvatico, fave verdi, pomodori etc. Oggi il consumo si sta evolvendo verso le insalate fredde, vellutata con verdure e verso anche la panella rossa, dal gusto morbido e dolce. Proprio a Cianciana, ogni anno e precisamente il 31 luglio viene celebrata la “sagra del raccolto”, detta anche “mangiata di ciciri e favi”, con la degustazione di grani antichi, e legumi di ogni genere. La sagra, che è un momento di festa particolare per la città, ha il significato più profondo del ringraziamento della popolazione alla Madre Terra per l’abbondanza del raccolto.

Federico Pace, agronomo e ricercatore, insieme alle aziende agricole di Matteo Riggio (azienda capofila), Francesco Cimino, Antonio Giannone, e Caterina D’Angelo, sono i custodi di questo preziosissimo legume che per anni è stato coltivato negli orti di famiglia. La sopravvivenza del cece rosso si deve a questi agricoltori devoti alla terra. Senza di loro, la presenza di questo prezioso legume sarebbe venuta meno ed è grazie all’impegno di questi produttori locali, che negli ultimi anni questo legume è stato recuperato e tornato nuovamente nelle tavole di molti consumatori per regalare, ora come allora, il suo sapore e le sue proprietà. Grazie al loro instancabile lavoro sono arrivati vari riconoscimenti, tra cui il PAT.

Infatti nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 67 del 21-3-2022  Suppl. Ordinario n. 12, è stato pubblicato il ventiduesimo aggiornamento dell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali, (art.12 co.1, della legge 12 dicembre 2016, n. 238), nel quale, nella tipologia “prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati” n. 55, è stato inserito il “Cece rosso di Cianciana – Ciciru russu di Cianciana”. Finalmente Cianciana si riappropria, grazie ai suoi contadini custodi, del dimenticato genotipo locale anticamente conosciuto come “Cece rosso”.  































giovedì 16 ottobre 2025

Secondo rapporto sulla povertà alimentare e gli adolescenti

 

  Il malessere invisibile di non poter scegliere. Quest’anno il lavoro si è focalizzato sugli adolescenti e sulla loro esperienza di povertà alimentare.

 


Il report anticipa i primi risultati di un progetto di ricerca che stiamo portando avanti con il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Milano e Percorsi di Secondo Welfare (DisPARI - Disentangling Inequality and Food Poverty amongst Adolescents: Concepts, Measures and Local Action Strategies).  Il progetto ha l’obiettivo di studiare la povertà alimentare tra gli adolescenti per sviluppare nuove metriche e strumenti di misurazione, approcci di risposta e politiche di contrasto. Il rapporto contiene anche un capitolo introduttivo che riflette sull’evoluzione concettuale del termine povertà/insicurezza alimentare e un’analisi conclusiva sullo stato del sistema degli aiuti alimentari istituzionali in Italia.

 

Accanto al rapporto, quest’anno hanno pubblicato anche risultati di un’indagine demoscopica realizzata con Webboh Lab per esplorare le rappresentazioni che ragazze e ragazzi hanno della povertà alimentare e le richieste che avanzano sul tema. Il campione è composto da 2.220 adolescenti, rappresentativi di circa 3,5 milioni di giovani in Italia. I risultati sono particolarmente interessanti: emergono rappresentazioni complesse e coerenti con quanto osservato anche nell’indagine qualitativa, ma soprattutto si evidenzia con chiarezza come le richieste di cambiamento siano richieste di politiche e di giustizia sociale, non semplicemente di aiuti materiali.

martedì 14 ottobre 2025

la Cucina Italiana verso il riconoscimento dell’Unesco

 


 Il gusto come identità : In attesa della decisione di Nuova Delhi, l’Italia riscopre le sue radici nei Borghi GeniusLoci De.Co.


Nuova Delhi, 10 dicembre 2025.

Sarà in India che si deciderà il futuro di una delle più potenti espressioni dell’identità nazionale: la Cucina Italiana candidata a Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Un riconoscimento che va ben oltre le ricette, perché parla di cultura, territorio, economia e coesione sociale.

La candidatura, sostenuta dal Governo italiano e da centinaia di enti culturali, nasce per tutelare e valorizzare la tradizione gastronomica come patrimonio condiviso da oltre 140 milioni di persone. Ogni piatto, ogni rito, ogni gesto quotidiano in cucina racconta un frammento della nostra storia: la convivialità familiare, la trasmissione dei saperi, il legame indissolubile con la terra.



Una storia che profuma di pane e di memoria

Il percorso che ha condotto all’esame dell’Unesco è cominciato ufficialmente il 23 marzo 2023: un lungo viaggio fatto di consultazioni, ricerche, dossier, testimonianze.
La candidatura non descrive la cucina italiana come un insieme di ricette, ma come un sistema vivente di pratiche sociali. Dentro vi si trovano le domeniche in famiglia, le sagre di paese, i piatti delle feste, i gesti tramandati dalle nonne: un intreccio che lega la dimensione quotidiana alla storia collettiva del Paese.

La Cucina Italiana è patrimonio perché unisce, educa, trasmette. È linguaggio comune, rito di appartenenza e strumento di sostenibilità.



Economia del gusto: 251 miliardi di identità

Non è solo cultura, è anche economia.
Secondo le più recenti analisi, il comparto agroalimentare e gastronomico italiano vale nel mondo oltre 251 miliardi di euro. Ma dietro ai numeri c’è molto di più: ci sono territori che rivivono grazie al turismo enogastronomico, botteghe che rinascano, chef che portano nel mondo l’autenticità italiana.

Il riconoscimento Unesco diventerebbe una leva strategica per il Made in Italy, favorendo percorsi di innovazione, formazione e sviluppo sostenibile delle filiere locali.



Autenticità contro imitazione

Una delle battaglie centrali è quella contro il fenomeno dell’“italian sounding”: prodotti che imitano nomi e stili italiani, ma nulla hanno di autentico.
La candidatura Unesco punta a fornire una tutela simbolica e pratica, rafforzando il riconoscimento internazionale dei prodotti originali e lottando contro le falsificazioni che danneggiano l’immagine e l’economia del Paese.



Quando la musica incontra la tavola

A sostenere la candidatura anche voci note del panorama culturale italiano.
Al Bano e Mogol, ambasciatori spontanei della nostra tradizione, hanno scelto di prestare la loro immagine e la loro voce a questa sfida internazionale. Con concerti, interviste e testimonianze, hanno trasformato la cucina in racconto popolare, avvicinandola alle persone.

Il loro impegno dimostra che la cucina è un linguaggio universale, capace di unire mondi diversi: arte, musica, agricoltura, convivialità.



Sfide e prospettive

Non mancano le criticità: il rischio di “museificare” una tradizione viva, o di rappresentare alcune regioni più di altre.
Ma la vera sfida è mantenere un equilibrio tra tutela e innovazione, tra il valore del passato e la forza del futuro. L’Italia dovrà dimostrare che la sua cucina è un mosaico dinamico di culture locali, e non una semplice somma di piatti celebri.


Lezioni dal mondo

La Dieta Mediterranea, la cucina francese, l’arte del pizzaiuolo napoletano — già Patrimoni Unesco — insegnano che il riconoscimento non è un punto d’arrivo, ma un impegno permanente: serve educazione, formazione, consapevolezza collettiva.
La candidatura italiana si inserisce in questa scia, puntando a costruire un modello di tutela fondato sulla partecipazione delle comunità e sulla trasmissione dei saperi.


🌿 Il Genius Loci che nutre l’Italia


La Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. come presidio del patrimonio gastronomico diffuso

Mentre l’Italia attende il verdetto di Nuova Delhi, un’altra rete lavora ogni giorno per dare radici concrete a questa candidatura: la Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co.
Un progetto che unisce decine di comuni italiani impegnati nella valorizzazione delle proprie produzioni locali, riconosciute attraverso la Denominazione Comunale(De.Co.), ideata dal giornalista Luigi Veronelli e oggi rilanciata dal Dott. Nino Sutera, ideologo del percorso Borghi GeniusLoci De.Co.

La filosofia è semplice ma rivoluzionaria:

“Il valore di un prodotto identitario non sta solo nella qualità, ma nella storia che racconta e nel legame con la comunità che lo produce.”

Ogni borgo, con il proprio genius loci, custodisce una parte della memoria gastronomica del Paese: pani rituali, dolci delle feste, formaggi d’altura, oli e vini di territorio.
Queste realtà rappresentano sentinelle dell’identità locale, dove il cibo torna a essere cultura, racconto, appartenenza.


Le 5 “T” del modello GeniusLoci

  • Territorio — la materia viva che definisce il sapore e l’identità;

  • Tradizione — i gesti e le ricette tramandate nel tempo;

  • Tipicità — la riconoscibilità che rende unico un prodotto;

  • Tracciabilità — il valore della trasparenza e della filiera corta;

  • Trasparenza — la partecipazione della comunità alla tutela e alla promozione.

È in questo intreccio che la Rete Nazionale dei Borghi GeniusLoci De.Co. trova la sua missione: trasformare il locale in patrimonio nazionale, e il patrimonio nazionale in esperienza universale.


Conclusione: la semina dei borghi, il verdetto del mondo

Il 10 dicembre sarà una data simbolica.
Che l’Unesco accolga o meno la candidatura, l’Italia ha già compiuto un passo importante: ha riscoperto la sua anima gastronomica come bene collettivo da proteggere e tramandare.

E se la decisione verrà da Nuova Delhi, la linfa vitale continuerà a scorrere nei borghi, nelle cucine delle famiglie, nei prodotti De.Co., nelle mani che impastano e raccontano.
Perché la vera Cucina Italiana Patrimonio dell’Umanità è quella che, ogni giorno, si rinnova dentro le comunità che la custodiscono.